Ara che bea!

Cena veloce e poi a casa tua. Mi metto a triminare(*) con i vari apparecchi, per cercare di far funzionare tutto; mi conosci da poco, ma sai che questo è il mio lavoro, è la mia vita.
(È che nella mia vita proprio non ci riesco, negli ultimi anni, a far funzionare tutto…)

Ok, non va una sega: il lettore dvd arranca, i cavi sono invertiti, ed io ti prendo in giro perché a casa tua le cose sono al contrario; prendo il mio amato macbook, intanto, e scoppio a ridere.

“Quando inizi a ridere così mi stai sul cazzo, smettila!”
“Ok.”

Eccoci qui, dopo un’ora di moccoli(**), con lo sguardo incollato al monitor, a guardare un film che non parla dei nostri tempi, ma di tempi lontani e di luoghi distanti e di un’altra società.

Fumo, sorrido, e “Minchia, questa scena…” (scuotendo la mano, per enfatizzare il concetto). Mi piace stare qui.
Mi stiro le ossa, mi sposto, mi alzo, mi giro e ti guardo di nascosto (e che ne so, magari il film non ti piace, e così cerco di interpretare le tue espressioni).

Dopo venti minuti esclami “Non mi dire che è già finito!” (perché, ammettilo, per venti minuti non ci hai capito un cazzo e adesso qualcosa, finalmente, si è sciolto) ed io ti rispondo “Sei pazza?! Stai attenta, piuttosto…”.

Fuori il casino è infernale: arabi si salutano raggiungendo picchi di volume di 120 decibel, italiani ubriachi ridono come deficienti, un’aznalubma passa a sirene spiegate, automobili tornano da chissà dove per andare chissà dove e soprattutto perché.

“Guardala, è meravigliosa…”. Ah, Stockard Channing. Il film sta per finire e, ancora una volta, mi lascia un brivido. The end.

Vorrei stare qui ancora ore e ore a chiacchierare, credimi, e vorrei dirtelo, ma qualcosa mi ferma, perché ho paura di rovinare ogni cosa e ho paura di essere invadente.
E poi, insomma, è tardi.

Arrivo a casa mia e ti mando un messaggio “Sono stato bene”.
Rispondi, sorrido, spengo la luce, e nel buio ripenso a quando ti dissi “Portami fuori!” e un po’ ti voglio bene.
E penso alla faccenda dell’amicizia eterna, rammentata nel film, e vorrei dirti “Cazzo, non abbandonarmi anche tu…”

(*) aggeggiare (ma non rende davvero l’idea)
(**) bestemmie

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