Flash

“Penso che insieme siano bellissimi.”
“Ma chi, Andrea e Stefano?”
“Deh, ma sei ‘gnorante forte. Ma no! Andrea ed Eliana!”
Mi avvicino a Eliana: “Credo che Stefano stia insidiando il tu’ omo. Io te lo di’o, poi te tu fa’ quel che ti pare, eh!”

Il pianista attacca. Male, ma attacca, partendo con Dalla. Ok, Lucio, ma perché proprio questa sera?
Poi Morandi. Mh. Mah. Boh. Infine Paoli.

“Ecco, se ora ne canta una di Zarrillo (e la curva sarebbe perfetta), mi faccio direttamente in vena.”
In trenta minuti, la platea non fa altro che gridare il mio nome.
“No, ragazze, non sono in vena. Sto mangiando, bevendo e fumando in santa pace. Su, lasciatemi stare.”

MG mi prende alle spalle: “Ti prego, vai a cantare tu. Ti prego.”
Guardo il buon PP e gli chiedo: “Che cosa ne dici, mi sono fatto desiderare abbastanza?”
Flash. (Ma è passato e non ha senso tirarlo in ballo in questo momento)
Un’amica incalza: “Dai, fatti sentire, tutti dicono che hai una bella voce.”

Mi alzo, prendo il microfono, e dedico una canzone agli ometti seduti lì. Perché loro potranno dedicarla alla donna che amano.
Flash.

Mi commuovo, ma gli occhi non diventano lucidi. Non piango più, avrebbe cantato Rouge.
Flash.

Ogni volta è un aneddoto, tra una nota, una parola, una sigaretta e un respiro profondo.
“Grazie. Vorrei baciarti, ma tu non vuoi…”
“Bè, dai, forse in un’altra vita. E comunque non l’ho dedicata a te.”
“Sì, no, lo so, però l’ho sentita parecchio.”

Faccio un gesto strano, che significa, più o meno, “ok, adesso lasciami in pace.”
Riprendo in mano il bicchiere, guardo dritto davanti a me, accendo un’altra sigaretta.
Flash.

La cena sta per finire, la musica anche.
“Bravo davvero!”
“E grazie, anni e anni d’esperienza sotto la doccia…”
“No, dico sul serio!”
“Anch’io.”

Buonanotte e baci e il tempo delle cattedrali che crolla, insieme alla luna nel cielo.
“Ma no, che pirla, non è mica crollata, si è soltanto girata dall’altra parte.”
Flash.

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