Le nuvole del Truman Show

Vento e venti gradi sui poggi d’intorno. Le nuvole sono lì, ferme, in apparenza, da almeno un paio d’ore.
In altre stanze si parla di ricordi e di letteratura e tutto questo rimanda a qualcosa di surreale.
Mi aspetto, da un momento all’altro, che Ed Harris salti fuori da una nuvola per dirmi che ha creato tutto questo per me.

Allora forzo il mio sguardo miope e mi dico che là in fondo, da qualche parte, ci dev’essere per forza una porticina; ci dev’essere per forza una via di fuga, qualcosa in grado di portarmi al di là di questa presuntuosa perfezione, che qualcuno ha disegnato per non farmi pensare, per farmi credere che questo è il migliore dei mondi possibili, che, al contrario di quanto sto pensando in questo istante, non esistano altre voci ed altre stanze.

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