Addio, Jack.

Se qualcuno mi desse del “bipolare”, mi offenderei. Sappiatelo. È così limitante…
Sì, ce l’ho con voi, lettori dei miei stivali. Lettori che, ogni tanto, vi reinventate nel ruolo di scrittori e poi… Poi mi abbandonate, dopo avermi sbattuto come una puttanella da quattro soldi.
Volete la verità? Ve la dico io, la verità. La mia verità.

Sono venuto qui per raccontarmi, e per andare oltre la quotidianità, quella che fa morire una storia, quella che mette tutti d’accordo e andiamo avanti così, perché, in fondo, è bello il quieto vivere.
Sono venuto qui per amore dell’arte, di quell’elettricità che scorre attraverso chilometri di niente, o di etere e che però, questo lo ammetto, non può appagare per sempre. Ma nel momento in cui appaga…

E invece che cosa ho trovato, in voi? Ho trovato la storia di questi ultimi anni, la storia di un governo e di governanti malati.
Ho trovato la fretta, la disperazione, le lamentele, lo sporco e le bugie. Ho trovato l’abbandono, che, scusate tanto, non avrei voluto ritrovare, soprattutto dopo la mia fuga da quel cazzo di posto.
Ecco perché sono stato in silenzio. E l’ho fatto fino a quando non ho capito che avrei dovuto spostarmi, creare un movimento, pensare a me e fanculo agli altri Jack. E tornare qui, a darvi degli ipocriti. Me compreso.

Non c’è amore, nel contatto, c’è solo brama di possedere, di avere, di vincere e di non piangere.
Sapete che cosa vi dico? A me tutto questo non interessa. E non mi interessa squarciare tele, prendere a pugni le persone, o farle vorticare in una danza eterna, commossa e senza inciampi. Non mi interessa più nulla e, dunque, chiedo a qualcuno di farmi morire.
Per sempre. Ve la sentite, teste di cazzo?

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Purtroppo, la password dell’account è stata resettata dagli amministratori di fotolog e, dunque, Jack non potrà più vivere. Mai più. L’hanno ammazzato ancor prima che scrivessi l’ennesima puntata.