Due appunti sul rientro

Dal tabaccaio:

Rug.: “Buongiorno!”
T.: “Ciao, dimmi!”
Rug.: “Marlboro morbide, grazie”
T.: “Sì, 4 euro e 90”
Rug.: “…”
T.: “Eh…”
Rug.: “No, volevo dire MINCHIA, ma non lo dico”

******************************************************************************

Nei pressi della mia casella mail (da un mio fido collaboratore):

“Se i clienti chiamano per questo problema, sappiate che c’è questo problema.”

******************************************************************************

Voglio tornare al mare.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi/bis

Dalla sezione “notizie riservate”, un piccolo estratto contenente genuine commistioni linguistiche:

[…]In un ottica di maggior “caring” e presidio “end-to-end” dall’iniziale progettazione fino alla consegna dei servizi[…]

Perché?!

L’acqua calda, a volte, dà noia.

L’altro giorno leggevo un articolo (di quelli fantasmagorici che si trovano sul “colonnino” di repubblica.it), che parlava della reperibilità dell’uomo al giorno d’oggi.

Il cellulare, dice, fa in modo che l’uomo moderno (insieme alla donna moderna, certamente) sia sempre raggiungibile e non lavori mai otto ore al giorno, ma molte di più.

Leggevo e pensavo “eh, grazie al cazzo” ed anche “avete scoperto l’acqua calda. Però! Appena inventate i rubinetti, fatemi un fischio.”

Così, dopo aver chiuso il drammatico colonnino, ho pensato .oO(Che fo’? Lo linko o non lo linko alla mia capa?).
Ma poi, in tutta onestà, ho pensato che non sarebbe servito a niente.
Perché non c’è cosa che possa servire, non c’è azione collaterale che possa colpire un bersaglio.
L’allusione, ormai, è cosa antica ed il suo sapore va scemando, perso, ormai, come il retrogusto di una grappa da pochi soldi.

Sono tornato ai miei bit, pensando che, la stessa sera, avrei dovuto cimentarmi nell’ennesimo intervento notturno.

Tutto questo per dire che il colonnino di repubblica.it mi ha scassato la minchia e per dire che, dopo essermi ricordato dell’intervento notturno, ho pensato intensamente all’estate.

All’estate passata ed a quella che verrà.
Ai tempi che cambiano e a brani di sceneggiature di film che, invece, non cambiano mai. Sicuramente non nei contenuti.

Pensate al primo uomo incravattato che sorseggia un caffè (caffè della sua prima colazione-light) e legge la prima pagina di un giornale.
Pensate a quell’uomo e seguitelo, mentre esce dalla porta di casa correndo, perché è in ritardo.
Guardatelo, poveraccio, mentre saluta con un bacio la moglie. Anch’ella trafelata.

Pensate, insomma, ad un Accorsi, in un qualsiasi cazzo di film riguardante una qualsiasi crisi post-adolescenziale.

Adesso Accorsi, di corsa, sarà sempre incravattato, starà sempre sorseggiando la sua tazza di caffè, magari guardando un ipad, mentre il telefono cellulare sta squillando. E starà uscendo di casa correndo. Sempre perché è in ritardo.

La moglie, nell’ultimo script, non c’è.
E la sostanza è questa: quelli del colonnino di repubblica.it e gli sceneggiatori dei film non hanno inventato o scoperto nulla. Semmai si sono accorti anche loro, troppo tardi, che le cose sono cambiate.
Parecchio cambiate.

Essere tempestivi

Oggi ho messo a nanna uno dei domini di cui disponiamo e ho attivato diverse caselle di posta elettronica su un nuovo dominio.
Naturalmente, ho avvisato i clienti; ho scritto loro che i vecchi indirizzi non saranno più disponibili “a partire da oggi pomeriggio”.
Una cliente mi ha fatto notare “il largo anticipo”.

Rug: “Vedi, Roby, se ve l’avessi scritto una settimana fa, voi avreste continuato ad inviare richieste di supporto ai vecchi indirizzi, ad libitum. Così, invece, sarete costretti a gestire, in modo tempestivo, messaggi simili a (reason: 553 5.3.0 … pippo@x.it No Such User) e, di conseguenza, ad adattarvi immediatamente al cambiamento”.

Scrivo questo per tre motivi:
1) mi piace la parola “dominio”. Dominio, dominio, dominio e, se non fosse chiaro, dominio (mai quanto “transumanza”).
2) pippo è il mio utente preferito. Da sempre.
3) Non è vero che sono dispotico.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi

Sono stanco ed insofferente, ma ci provo.

Chi conosce la Toscana (almeno un po’) sa bene che in Arezzo (e soprattutto in Val di Chiana), esiste un nutrito gruppo di persone che sono state letteralmente rubate (insieme alle braccia, naturalmente) all’agricoltura.
Fino a pochi anni fa, grossa parte di questo gruppo lavorava nel settore orafo.

I tempi sono cambiati anche ad Arezzo (per rimanere in città) e così il popolo aretino (magnati compresi) ha deciso di dedicarsi allo sviluppo (almeno in parte) del settore dei servizi.
(anche perché il settore orafo, ahiloro, se la passa maluccio)

Facciamo un passo indietro (vedi, Silvio? È facile!).
Diverso tempo fa, partecipai ad una serie di incontri dedicati alla selezione del personale. I miei irresponsabili decisero che avrei dovuto occuparmi della parte tecnica del colloquio: poveri candidati.
C’erano ingegneri, laureati in lettere, ingegnerini, piccoli laureati.
Non c’era ombra di dubbio: gli ingegneri, da un punto di vista tecnico, erano i più preparati.

Un giorno, però, un brutto giorno, durante un colloquio, accadde questo: “Bene. E dimmi, quali sono le tue esperienze?”
La candidata, poco prima, mi aveva detto di essersi laureata in ingegneria delle telecomunicazioni, con una tesi su… (ehm, la memoria vacilla) e di essere una esperta in radio-engineering e bla bla bla.
Insomma, la cosa avrebbe dovuto (secondo lei) farmi effetto.
Ma torniamo pure alle esperienze: “Bè, dunque, siccome non ho trovato nulla di meglio, ho lavorato come call center…”. TUM! Come call center. Come call center. Come call center. Ecco, io pensavo: “Come call center”.
Radio-engineering e salcazzing vs. Come call center.
Sì, mi fece effetto: “Ah! Sì, vede, anche io ho lavorato in un call center e non perché non avessi trovato di meglio. Comunque grazie, le farò sapere”.
Senza un sorriso.

Proseguiamo.

I miei irresponsabili, da alcuni mesi, si stanno dedicando solo ed esclusivamente allo sviluppo commerciale dell’azienda.
“Ah, Rug, adotteremo la soluzione tale, perché, in questo modo, avremo un saving pari ad x, senza fare mark up, risultando aggressive, mantenendo comunque un low profile per la retail…”

Bene. Li guardo e dico: “Scusate, ma anche voi, non avendo trovato di meglio e prima di entrare qui, avete lavorato come call center?”

Ovviamente mi hanno guardato inebetiti.
E alla fine ho detto: “Per favore, sono un teNNico, io, parlate come magnate. Dè”.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi

Sono stanco ed insofferente, ma ci provo.

Chi conosce la Toscana (almeno un po’) sa bene che in Arezzo (e soprattutto in Val di Chiana), esiste un nutrito gruppo di persone che sono state letteralmente rubate (insieme alle braccia, naturalmente) all’agricoltura.
Fino a pochi anni fa, grossa parte di questo gruppo lavorava nel settore orafo.

I tempi sono cambiati anche ad Arezzo (per rimanere in città) e così il popolo aretino (magnati compresi) ha deciso di dedicarsi allo sviluppo (almeno in parte) del settore dei servizi.
(anche perché il settore orafo, ahiloro, se la passa maluccio)

Facciamo un passo indietro (vedi, Silvio? È facile!).
Diverso tempo fa, partecipai ad una serie di incontri dedicati alla selezione del personale. I miei irresponsabili decisero che avrei dovuto occuparmi della parte tecnica del colloquio: poveri candidati.
C’erano ingegneri, laureati in lettere, ingegnerini, piccoli laureati.
Non c’era ombra di dubbio: gli ingegneri, da un punto di vista tecnico, erano i più preparati.

Un giorno, però, un brutto giorno, durante un colloquio, accadde questo: “Bene. E dimmi, quali sono le tue esperienze?”
La candidata, poco prima, mi aveva detto di essersi laureata in ingegneria delle telecomunicazioni, con una tesi su… (ehm, la memoria vacilla) e di essere una esperta in radio-engineering e bla bla bla.
Insomma, la cosa avrebbe dovuto (secondo lei) farmi effetto.
Ma torniamo pure alle esperienze: “Bè, dunque, siccome non ho trovato nulla di meglio, ho lavorato come call center…”. TUM! Come call center. Come call center. Come call center. Ecco, io pensavo: “Come call center”.
Radio-engineering e salcazzing vs. Come call center.
Sì, mi fece effetto: “Ah! Sì, vede, anche io ho lavorato in un call center e non perché non avessi trovato di meglio. Comunque grazie, le farò sapere”.
Senza un sorriso.

Proseguiamo.

I miei irresponsabili, da alcuni mesi, si stanno dedicando solo ed esclusivamente allo sviluppo commerciale dell’azienda.
“Ah, Rug, adotteremo la soluzione tale, perché, in questo modo, avremo un saving pari ad x, senza fare mark up, risultando aggressive, mantenendo comunque un low profile per la retail…”

Bene. Li guardo e dico: “Scusate, ma anche voi, non avendo trovato di meglio e prima di entrare qui, avete lavorato come call center?”

Ovviamente mi hanno guardato inebetiti.
E alla fine ho detto: “Per favore, sono un teNNico, io, parlate come magnate. Dè”.

Intercettazione legale

Si tratta di un servizio che l’operatore telefonico deve prestare, a seguito di una richiesta formale presentata dalle Autorità Giudiziarie competenti.

Domanda: perché detesto questa materia? Perché non sopporto che i mezzi di comunicazione parlino e straparlino delle intercettazioni?

La risposta è semplice: perché dietro ad una intercettazione, c’è una serie di rotture di cazzo che alcune persone non sono in grado nemmeno di intuire.

Il popolo italiota ride, si diverte, paga attori ed attrici per dare voce alle trascrizioni e pensa che le intercettazioni siano un bel giocattolo.

Uhm.

La settimana scorsa abbiamo ricevuto un paio di lamentele da un personaggio piuttosto conosciuto.
Ovviamente, da responsabile e potendomelo permettere, l’ho mandato in culo e ho detto ai ragazzi di gestire la faccenda in modo preciso e solerte.
Comunque sia, l’ho maledetto.

Ieri, l’Autorità ci ha inviato una richiesta per procedere con l’intercettazione di tutte le chiamate nazionali effettuate e ricevute dal soggetto conosciuto.

Sempre ieri, per un caso fortuito, la piattaforma si è rotta e il nomade ha passato tutto il giorno in ufficio (fino all’una e trentacinque circa (ante meridiem)) per risolvere il problema.

Ogni lavoro vive e soffre delle proprie criticità, ma assicuro alle genti che lavorare per un Operatore Notificato è una vera e propria rottura di coglioni.

A te che, forse, sei capitato qui per caso: non pensare che il telefono allunghi la vita. Non pensare che serva a qualcosa. Non pensare che le tue parole siano così importanti: per noi sono solo milioni di minuti/mese; eccezionalmente, non sono solo minuti. E ti assicuro che in una intercettazione c’è tutto, tranne una cosa: il divertimento.

Intercettazione legale

Si tratta di un servizio che l’operatore telefonico deve prestare, a seguito di una richiesta formale presentata dalle Autorità Giudiziarie competenti.

Domanda: perché detesto questa materia? Perché non sopporto che i mezzi di comunicazione parlino e straparlino delle intercettazioni?

La risposta è semplice: perché dietro ad una intercettazione, c’è una serie di rotture di cazzo che alcune persone non sono in grado nemmeno di intuire.

Il popolo italiota ride, si diverte, paga attori ed attrici per dare voce alle trascrizioni e pensa che le intercettazioni siano un bel giocattolo.

Uhm.

La settimana scorsa abbiamo ricevuto un paio di lamentele da un personaggio piuttosto conosciuto.
Ovviamente, da responsabile e potendomelo permettere, l’ho mandato in culo e ho detto ai ragazzi di gestire la faccenda in modo preciso e solerte.
Comunque sia, l’ho maledetto.

Ieri, l’Autorità ci ha inviato una richiesta per procedere con l’intercettazione di tutte le chiamate nazionali effettuate e ricevute dal soggetto conosciuto.

Sempre ieri, per un caso fortuito, la piattaforma si è rotta e il nomade ha passato tutto il giorno in ufficio (fino all’una e trentacinque circa (ante meridiem)) per risolvere il problema.

Ogni lavoro vive e soffre delle proprie criticità, ma assicuro alle genti che lavorare per un Operatore Notificato è una vera e propria rottura di coglioni.

A te che, forse, sei capitato qui per caso: non pensare che il telefono allunghi la vita. Non pensare che serva a qualcosa. Non pensare che le tue parole siano così importanti: per noi sono solo milioni di minuti/mese; eccezionalmente, non sono solo minuti. E ti assicuro che in una intercettazione c’è tutto, tranne una cosa: il divertimento.