hey boy hey girl

“Mi vengono in mente i Chemical Brothers”. Già, anche a me.
Siamo tornati? Siamo tornati. E abbiamo ripreso in mano, è il caso di dire, ogni cosa. E la stiamo portando avanti. Come? Alla grande.

Metto su un paio di calzoncini corti, una maglietta bianca (che più bianca non si può), recupero una sigaretta, un accendino, le chiavi di casa e scendo in cortile.

Giulia (seduta nella sua automobile): “Ciao!”
Il Nomade: “Ciao…”
Giulia: “Ma come sei vestito?”
Il Nomade: “Eh, stavo per andare a dormire.”
Giulia: “Ma ti pare? Siamo in mezzo alla strada!”

Mi nascondo dietro una colonna.
Odo un’altra voce.
Nicola: “Alò, ma nte vergogni?”
Il Nomade: “Ma che cazzo volete tutti e due?”

Esaurito il tempo dei convenevoli, iniziamo a parlare della mia mano e di altre amenità.
I condomini (l’avevo dimenticato) sanno essere perfidi, crudeli e più pettegoli delle suocere (o delle parrucchiere).

Arriva un’altra auto.
Nicola: “Ecco, ora siamo al completo!”

Max saluta lampeggiando, e urla qualcosa.
Scende dall’auto.

Max: “Ragazzi, ho qui una bottiglia di bianco, se avete il cavatappi…”
Nicola: “Non scherzare, ce l’ho in macchina.”
Max: “Mancano i bicchieri!”
Il Nomade: “Vado a prenderli io.”

Rientro in casa, mi metto un paio di jeans (uff) e recupero quattro bicchieri.

Giulia: “Ndo te sei cambiato? Nell’ascensore?”
Il Nomade: “No, in un vecchio Motorola 3200.”

Mi mancava questo posto, oh.

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