Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai

Leggo questo articolo, e mi torna alla memoria un numero impressionante di incontri e di storie e di dialoghi più o meno simili.

L’ultimo è fresco: è di oggi.
Tiro su la testa e: “Luca, tu hai anche intenzione di sposarti?”.
E lui, sereno, mi risponde: “Sì, mi sposo a luglio.”

E non è tanto la cosa in sé, quanto quell’anche nella mia domanda; voglio dire che per me il matrimonio è qualcosa in più. Qualcosa di superfluo, per certi versi, qualcosa di necessario (dato che vivo in Italia), per altri.

E poi? Poi mi viene in mente Andrea, ch’è un personaggio che ha fatto parte della mia vita ai tempi dell’università.

Incontro Andrea dopo quasi dieci anni e, dopo aver scambiato quattro veloci battute, lui, Andrea, tira su la mano sinistra e mi fa vedere, tutto orgoglioso, la fede all’anulare: una orribile francesina d’oro giallo (a me garba l’oro bianco, niente da fare).
Sgrano un po’ gli occhi e gli dico: “Contento tu, contenti tutti.”
E mi dispiace, a volte (ma solo un po’), ma non credo sia necessario dover partecipare agli entusiasmi degli altri, con slanci d’entusiasmo.
Scritto ciò.

Forse Marzia è davvero piccina, forse no, forse è una scelta sbagliata o forse è giusta.
Sicuramente, per lei, è la migliore, in questo momento, e tanto basti.
Ma che non si aspetti sempre l’entusiasmo o l’approvazione degli altri (amici o conoscenti che siano) ecco, quella è sempre cosa buona e giusta.

E saluti a tutti, naturalmente.