Tanco del Nomade

Batte una sigaretta, rolla una cartina

È ciò che sto facendo in questo istante, mentre spirali di fumo, di una sigaretta precedente, abbandonano senza fretta il mio palato, la mia lingua e le mie labbra.

Non ho molte storie da raccontare, ma trovo il coraggio di aprire uno scrigno, di estrarre una pipa, e di pensarmi come uno scrittore ch’è ormai arrivato alla frutta, e quasi vede la torta (cit.).

-Non ho mai potuto soffrire ‘sto (cit.), ma poi le persone si offendono, e allora…-

Questo, oggi, è il mio mondo, senza più alcun tipo di aspettativa; con il solito lavoro, le solite facce, le solite beghe e le solite soddisfazioni. E intanto c’è il fumo, mentre il coraggio di muovere ancora alcuni muscoli mi consente di respirare.

Fuori tutto accade anche senza di noi

Non avrei voluto finisse così. Per nulla al mondo. Nonostante tutto, avrei voluto ci fosse un noi, per osservare, compiaciuti, goduti e strafottenti, proprio quello che nel mondo stava accadendo o sarebbe accaduto.

Come in quel posticino, La Torre (che oggi è un barrino per fighetti), dove avevamo osservato coppie stanche e parole disintegrate dal niente:
“Ti prego, dimmi che noi non diventeremo così.”
Te lo promisi, ma poi il male e il mal di vivere e la lontananza. E a quel punto a che cazzo servono le promesse?

Ogni tanto mi chiedo: chissà dove cazzo si trova.
E nel mentre, queste fottute campane. Che Dio l’abbia in gloria (ammesso che possano morire, le campane).

È un attimo poi il tempo scorre più veloce

Prima, seconda, terza (140), e quella che tu definisti voglia di cambiamento.
No, non è voglia di cambiamento; è voglia di imparare a non cadere più, perché ho già imparato a rialzarmi e, sinceramente, è uno sport che non mi diverte più.

Cerca di star bene. Cogli un fiore. Coglilo per te, Marta.

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