L’amore ai tempi del coronavirus

Ah, è già stato scritto. Che poi, a voler essere rompicoglioni, non è il coronavirus con la c maiuscola. Come dite? Okay, okay.

Veloce riassunto delle puntate precedenti:
il mio 2020 non è partito con buoni propositi perché, a dirla tutta, i miei buoni propositi risalgono a maggio del 2019.

Rewind.
Il 13 maggio scrissi a un amico. Gli chiesi di chiamarmi, perché avevo bisogno di dirgli una cosa. Difficilmente ho bisogno di dire una cosa. Quando si ha bisogno di dire una cosa? Mi vengono in mente i bimbi, per esempio, quando fanno scoperte, quando vengono a conoscenza di verità sconvolgenti. “Babbo, babbo! Senti che cosa ho scoperto!”. Una cosa così.

Il 13 maggio ero tornato bambino.

L’amico mi chiamò e io gli dissi che avrei chiesto a F. di sposarmi. E così feci: il 30 maggio del 2019 chiesi a F. di sposarmi. E lei mi disse “sì”, annuendo con la capoccetta, con gli occhi lucidi e col brillocco al dito.

E sapete una cosa? Abbiamo preparato tutto e il 30 maggio 2020 è vicino.

Però.

Invece di goderci le ultime settimane, di aspettare con gioia quel momento, siamo qui, in casa, a sentire le parole di Conte, di Burioni… a leggere le notizie diramate dalle tv, dai giornali.

In questi giorni ho solo un desiderio: che le persone restino a casa. Perché, sì, cazzo, sono egoista e vorrei tanto, in data 30 maggio 2020, convolare a giuste nozze.

Mannaggialaputtana.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.