Quei due in Arezzo

Sono lontano dalla mia terra adottiva. Resterò al nord solo per qualche giorno (per evitare la pazzia).
Sono lontano, ma il mio pensiero, comunque, è lì.
Dalle 14, secondo quanto stabilito, la città dovrebbe essere blindata.
Zone rosse, tiratori scelti, documenti alla mano, vie del centro chiuse, divieti di sosta, e altre amenità di questo tipo.
E seicentomila (600000) euro spesi dal comune per l’organizzazione dell’evento.

Il Professorone e il Papa.
Mah.

Non so perché (è da qualche giorno che mi vengono in mente cose e non riesco a spiegarmi quali possano essere le associazioni di idee) ho ripensato alle frasi finali di un’intervista, che un grande uomo rilasciò più di trent’anni fa (e che i mascalzoni di oggi riciclano, apparendo, perlopiù, ridicoli):

Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire.

Tutto sta fallendo. E tutto collasserà. Lo spero tanto.

Allegorica-Mente

Decido di ristrutturare, in qualche maniera e in qualche misura, il posto in cui vivi.
Ho paura, perché i tuoi rami sono secchi e malati, e prevedo che l’inverno sarà terribile.

[e non immagini la pena di trovare il tuo cuore-aquilone impigliato tra i rami di un albero spoglio, che spera ancora in un soffio di vento]

Penso “Arriverà il vento, ma arriverà per farci cambiare rotta.”

[Come volevasi dimostrare, inter alia, dato che sono uno stupido che ama farsi prendere per il culo. Vabbè, vabbè.]

Così arriva l’inverno: bastardo, impietoso, gelido.
Ma io ti curo, bello mio, questo fottuto stronzo non avrà ragione, fidati di me.

E aspetto, mentre tutto, sul terrazzino, viene dilaniato dal vento.
[Non lo volevi anche tu, quel vento?]
Aspetto, se non si fosse capito, perché sono sicuro di aver fatto un buon lavoro.

Oggi sei ancora qui, con me, a donarmi quel sorriso verde che richiama i colori dei miei amati poggi.

Continuo a curarti, naturalmente, e ogni volta che ti do da bere, la terra si assesta e le cose vecchie vanno verso il fondo.
Con pazienza cerco di riempire, ogni volta, i vuoti, e so che prima o poi la tua casa sarà di nuovo solida.

E se tu passerai di qua, un giorno, vedrai di nuovo ciò che è nato grazie a te e che io non smetterò mai di curare.
Ma le cose/le case/le chiese/le croci sono ormai luoghi lontani e segni diversi da come li avevamo conosciuti insieme, per sbaglio apposta, più di un secolo fa.

Musica, signori.

Aspetto -> Testata

No, non sto aspettando che qualcuno mi sfasci la testa.

Da più di due anni cercavo l’immagine giusta per questo blog.
Dopo il tramonto di Sauron ed altre amenità, proprio stasera ho guardato uno dei tanti filmoni, che ho perso per strada, degli ultimi anni.
Trattasi di “Natural born killers”. Non mi dite niente.
Sulla scena di Mallory che viaggia da sola in automobile, bè, non ho potuto resistere.
+shift+3 Alea iacta est: ecco l’immagine perfetta per questo blog. No, non sono come Mallory, tranquilli: non ho tutti quei capelli.

Driiin!

“Allora ti è piaciuto il film?”
“Sì, parecchio. A parte la filippica sulla tv e bla bla bla…”
“Vabbè, dai, ma è geniale il fatto che ci siano degli omicidi in diretta, in prima serata…”
“Uhm, sì, d’accordo…”
“Per la maratona de “Il Padrino”? Io questo fine settimana sarò su dai miei”
“Ma vai via perché c’è il papa?!”
“ahahahahahahahahahahah ma figurati! Anzi! Per Benedetto XVI sarei rimasto volentieri ad Arezzo, che dici?! ahahahahahahahahahah”

Buonanotte, gente.

Padova Random

Qualche giorno fa, non ricordo assolutamente in che modo, sono inciampato in un blog che mi ha lasciato senza parole.
Il blog in questione è questo; non me ne voglia la tenutaria, per questo piccolo spot pubblicitario non richiesto.

Se voi mi conosceste, capireste i motivi per i quali suddetto blog mi ha colpito.
Ma non è di questo che voglio parlare, naturalmente.

Magari, ecco, leggete i suoi articoli e, se andate a Padova, prestate attenzione all’omino col cilindro.

E grazie, signorina “metticheungiornopercaso”, è stato un piacere rivedere il genio di Kenny Random, da quaggiù.

Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai

Leggo questo articolo, e mi torna alla memoria un numero impressionante di incontri e di storie e di dialoghi più o meno simili.

L’ultimo è fresco: è di oggi.
Tiro su la testa e: “Luca, tu hai anche intenzione di sposarti?”.
E lui, sereno, mi risponde: “Sì, mi sposo a luglio.”

E non è tanto la cosa in sé, quanto quell’anche nella mia domanda; voglio dire che per me il matrimonio è qualcosa in più. Qualcosa di superfluo, per certi versi, qualcosa di necessario (dato che vivo in Italia), per altri.

E poi? Poi mi viene in mente Andrea, ch’è un personaggio che ha fatto parte della mia vita ai tempi dell’università.

Incontro Andrea dopo quasi dieci anni e, dopo aver scambiato quattro veloci battute, lui, Andrea, tira su la mano sinistra e mi fa vedere, tutto orgoglioso, la fede all’anulare: una orribile francesina d’oro giallo (a me garba l’oro bianco, niente da fare).
Sgrano un po’ gli occhi e gli dico: “Contento tu, contenti tutti.”
E mi dispiace, a volte (ma solo un po’), ma non credo sia necessario dover partecipare agli entusiasmi degli altri, con slanci d’entusiasmo.
Scritto ciò.

Forse Marzia è davvero piccina, forse no, forse è una scelta sbagliata o forse è giusta.
Sicuramente, per lei, è la migliore, in questo momento, e tanto basti.
Ma che non si aspetti sempre l’entusiasmo o l’approvazione degli altri (amici o conoscenti che siano) ecco, quella è sempre cosa buona e giusta.

E saluti a tutti, naturalmente.

Scoperte e conferme

In quel di Livorno, stanotte, ho scoperto che la “drum and bass” mi fa veramente cagare.
In quel di Livorno, stanotte, ho avuto una conferma: i ragazzini devono sfasciarsi, altrimenti non si divertono.
“Boia deh, guarda là: fumano ‘ome le marmitte delle scinquescento!”
Che stato, gente, che Stato…

Ara che bea!

Cena veloce e poi a casa tua. Mi metto a triminare(*) con i vari apparecchi, per cercare di far funzionare tutto; mi conosci da poco, ma sai che questo è il mio lavoro, è la mia vita.
(È che nella mia vita proprio non ci riesco, negli ultimi anni, a far funzionare tutto…)

Ok, non va una sega: il lettore dvd arranca, i cavi sono invertiti, ed io ti prendo in giro perché a casa tua le cose sono al contrario; prendo il mio amato macbook, intanto, e scoppio a ridere.

“Quando inizi a ridere così mi stai sul cazzo, smettila!”
“Ok.”

Eccoci qui, dopo un’ora di moccoli(**), con lo sguardo incollato al monitor, a guardare un film che non parla dei nostri tempi, ma di tempi lontani e di luoghi distanti e di un’altra società.

Fumo, sorrido, e “Minchia, questa scena…” (scuotendo la mano, per enfatizzare il concetto). Mi piace stare qui.
Mi stiro le ossa, mi sposto, mi alzo, mi giro e ti guardo di nascosto (e che ne so, magari il film non ti piace, e così cerco di interpretare le tue espressioni).

Dopo venti minuti esclami “Non mi dire che è già finito!” (perché, ammettilo, per venti minuti non ci hai capito un cazzo e adesso qualcosa, finalmente, si è sciolto) ed io ti rispondo “Sei pazza?! Stai attenta, piuttosto…”.

Fuori il casino è infernale: arabi si salutano raggiungendo picchi di volume di 120 decibel, italiani ubriachi ridono come deficienti, un’aznalubma passa a sirene spiegate, automobili tornano da chissà dove per andare chissà dove e soprattutto perché.

“Guardala, è meravigliosa…”. Ah, Stockard Channing. Il film sta per finire e, ancora una volta, mi lascia un brivido. The end.

Vorrei stare qui ancora ore e ore a chiacchierare, credimi, e vorrei dirtelo, ma qualcosa mi ferma, perché ho paura di rovinare ogni cosa e ho paura di essere invadente.
E poi, insomma, è tardi.

Arrivo a casa mia e ti mando un messaggio “Sono stato bene”.
Rispondi, sorrido, spengo la luce, e nel buio ripenso a quando ti dissi “Portami fuori!” e un po’ ti voglio bene.
E penso alla faccenda dell’amicizia eterna, rammentata nel film, e vorrei dirti “Cazzo, non abbandonarmi anche tu…”

(*) aggeggiare (ma non rende davvero l’idea)
(**) bestemmie

Oggi non so davvero come andrà a finire

Fermato da un incidente, chiamato dalla capa (richiedente cose assurde e senza senso), braccato da un commerciale in preda ad evidenti crisi esistenziali, contattato da un pastificio di Verona (e questa è la cosa che mi preoccupa di più), mentre il mio telefono era occupato. Magari ho vinto cento chili di pasta. Chissà.
Aiutat’m…

Cortesia

Qualche settimana fa, dicevo ad una persona: “Mi sembra davvero che in giro ci sia più garbo”. In virtù di cosa, poi? Ma della nuova classe politica dirigente (quelli lì, i professoroni), naturalmente.
Poi sento parlare il professor Monti (quello più professore degli altri, insomma) e mi chiedo… Ma che cosa cazzo mi ero bevuto, qualche settimana fa?
No, dico, se mi vedete in giro, siete autorizzati a tirarmi du puntoni e a dirmi che sono un rincoglionito.