Connettori Batman/bis

Alla fine li ho trovati.

I connettori, intendo. Mh.

Connettori Batman

Tra le cose che non sopporto ci sono gli anagrammi. (In cima alla lista ci sono gli acronimi, ma questa è un’altra storia, una storia legata agli anglicismi.)

Oggi ho scoperto che quei ceppi dei miei colleghi hanno perduto -non si sa come- 9 cavi con connettori bantam e rj45, che, a comprarli già fatti, costerebbero circa 70 euro “il cadauno” (avrebbe detto un principe, una volta).

Ma non è questa la storia che voglio raccontare, in realtà.
E non è nemmeno il fatto che, da oggi, quei connettori non siano più bantam, ma batman.
No.

Un passo indietro, Maestro. Grazie.

Torno a casa e, durante il breve viaggio, decido di rispolverare un po’ di vecchia musica. Che è vecchia solo anagraficamente, va detto.
La rispolvero, ben sapendo che non gioverà affatto al mio umore.

Voglio togliere quel po’ di polvere che serve a rendere magiche le cose, quella polvere che restituisce un certo gusto, quando la guardi; perché è proprio questa la magia: la osservi, ma in realtà senti qualcosa in bocca; dopo qualche istante quel qualcosa lambisce la gola e poi arriva allo stomaco, transitando, naturalmente, nei dintorni del muscolo cardiaco. E non lo fa con la presunta pacatezza delle parole che tentano di descrivere quel movimento (sarebbe meglio pensare ad un pugno allo stomaco, in realtà).

Non basta, però. Non è sufficiente pensare a quella musica, mi dico.
Ci vuole una canzone in particolare. Devo rendere nudo quell’oggetto, scoprire una ferita, rivedere la carne viva ed infine curare.

Le nubi sono basse, i poggi tinteggiati d’un verde cupo, i ciliegi esterni sono timidi, ma presenti. L’aria sembra arancione e, nonostante il maltempo, restituisce un certo calore.

“Ci vuole quella canzone”, dico ad alta voce (come se stessi parlando ad una interlocutrice, che ormai non esiste più da anni).
Penso ai suoi occhi. Gli occhi più tristi che abbia mai visto.

E penso all’aria che c’era quel giorno, molto simile a quella che sto attraversando adesso, ed al fatto che quella canzone fosse lì, in loop, non so per quanto, mentre si diceva, si pensava e si sospirava il nostro amore.
La canzone sfuma e ripenso a quei corpi lontani, a quei battiti spenti, a quel sudore asciugato da anni e tutto, dopo aver dissolto la malinconia, mi sembra terribilmente normale.

Nasce, cresce, finisce.
Musica, Maestro.

The Dark Nomad VS SLES 11

Auguratemi ogni bene, ne avrò bisogno.
(In realtà ci vorrebbe anche una voce fuori campo: “Che la sfida abbia inizio”.)

Fastidio e blasfemia

Stiamo viaggiando, e ad un certo punto ti dico: “Ti faccio ascoltare una canzone”.
Subito spari a zero: “Ma no, io preferisco questo”. (Da sottolineare il tempo d’ascolto della traccia: circa 13 secondi…)

E così decidi di farmi ascoltare “Outlandos d’amour” dei Police.
Ora: io non ho niente contro i Police, anzi.
Ma se non mi dai nemmeno il tempo di proporti qualcosa di nuovo, io ti rispondo: “Mah, non trovo che sia un capolavoro.”

Quindi, almeno per questa notte, “Outlandos d’amour” è da considerarsi come un discreto lavoro. Niente di più.

(Ultimamente sono un po’ intollerante.)

Autori

Non so che cosa ne verrà fuori, sinceramente, ma ci provo.

Ieri sera sono stato al cinema, a guardare l’ultimo lungometraggio di Von Trier.
(Precisazione: l’ultimo non vuol dire che è stato proiettato due giorni fa, in prima visione; vuol dire l’ultimo della sua produzione. L’ultimo e basta; si tratta di “Melancholia”.)

Ho trovato estremamente gradevole l’interpretazione della Gainsbourg, molto piacevole la fotografia, ed estremamente efficace la colonna sonora (anche se, ascoltando Wagner, si potrebbe cedere alla tentazione di voler invadere la Polonia…).
Il film, in sé, l’ho trovato piuttosto inutile. (Inutile è una traccia, non il tema.)

Come sempre, però, Lars Von Trier è stato in grado di trasmettermi un senso imbarazzante di inquietudine. Ed è proprio questo il punto.
Perché sono andato al cinema? Sono andato al cinema perché ero curioso, mentre alcuni dei miei compagni di viaggio ci sono andati perché Lars Von Trier, la Gainsbourg, il festival di Cannes, il cinema d’Autore cazzo.

Ora: a me ‘sta malattia del regista danese ha un po’ scassato la minchia, per essere fini.
E non è che siccome è Von Trier, e siccome è malato, allora produce film interessanti, sempre e comunque.
Ché un conto è che qualcosa susciti il mio interesse, la mia curiosità, un altro conto è che quel qualcosa sia, in definitiva, davvero interessante.

E questo stupido ed inutile concetto, un po’ per noia, un po’ per nervosismo, un po’ perché sono stanco, voglio estenderlo, solo per un momento, ad un altro caso: i Joy Division.

Con “Love will tear us apart”, alcuni personaggi mi stanno un po’ stracciando le palle, ultimamente.

Bene: ascoltare i Joy Division non farà di voi dei ribelli (a pugni chiusi), non farà di voi esperti conoscitori di musica, non farà di voi dei poeti.

Perché ascoltare musica non vuol dire ascoltare un solo capolavoro, e quel poeta geniale di Ian Curtis, e i Joy Division e l’alternative/post/prog/new punk cazzo.

E non è questione di gusto: non esistono solo Von Trier (in campo cinematografico) ed i Joy Division (in campo musicale).
E nemmeno Wagner, oh.

http://www.youtube.com/watch?v=_CjoCAemK6Y&list=PL2195523184CCC6D3&feature=plpp_play_all

Match VIP!!

Match VIP!!.

È per una buona causa.
Un caro saluto e… a più tardi? :)

Una vetrina inutile

Ci sono cose che non mi appartengono e che, alla lunga, mi stancano.
Basta con le notifiche, con gli eventi, con i tag e tutto il resto.
Mi troverete qui. Forse.

Se il giorno buono si vede dal mattino…

Primo CID dell’anno 2012 (e voglio sperare che sia anche l’ultimo).

And everybody said:
“Hey man, have you seen the accident outside?”