Allora ti racconto una cosa…

Il periodo non è buono.
Guasti, ferie, apparati che decidono di fermarsi et alia.
L’undici maggio mi arriva una mail. Dice quello: “Rug, puoi mandare noi quattro a seguire un corso a Lucca?”.
Io ci penso. Ci penso per un mese intero. Sarebbe bello, penso, e sarebbe davvero utile.

Decido, così, di inviare la mia risposta dopo un mese e due giorni: “Mi spiace, ma questa volta dovrete fare a meno del corso”.
Scrivo così, in modo tranquillo, specificando, inoltre, che ci sono troppe segnalazioni, troppi interventi programmati, e che quattro risorse umane non si possono assentare per una giornata intera. Non questa settimana.
E mi dispiace. Sul serio, dico.

Stamani apro il mio bel client di posta e leggo una risposta che non mi piace; la risposta è di E., il quale sostiene che non ce ne frega un cazzo di far crescere l’azienda e di fare in modo che i tecnici apprendano cose nuove ed utili.
Sì.

“Presidente, forse è il caso di convocare E.”
“Davvero? E perché?”
“Mah, leggi un po’ quello che ha scritto.”

(mentre scrivevo, è passato E. dal mio ufficio e abbiamo fatto due chiacchiere.)

“Rug, mi ha chiamato il Presidente.”

“Lo so, caro E., gli ho chiesto io di convocarti. Sappi che certe decisioni non mi divertono affatto. Però, come ben sai, hai un bel modo del cazzo di scrivere le tue e-mail. Mi dici che non vuoi polemizzare, ma sai benissimo che il risultato che ottieni è proprio quello: la polemica. Sterile, per di più. I modi sono importanti.”

Sembra che abbia capito. Sembra.
Ora stacco il cervello, lo butto a mare e ci rivediamo domani.
La storia che avrei voluto raccontargli è la seguente:

“Mio padre ha un bastone di robinia; lo ha levigato e lo ha tenuto al riparo dall’umidità e dai tarli.
La robinia, una volta essiccata, diventa durissima. Quel bastone è utilissimo, te lo posso assicurare. C’è un problema, però: quand’era giovane, il bastone non è stato legato ad un palo e adesso è torto. Più torto di me. Mio padre ha cercato di renderlo più bello, attraverso la levigatura, ma sempre torto rimane.”

Un’azione referendaria

Caro lettore,

se pensi che recarti alle urne il 12 o il 13 giugno sia inutile, non leggere questa pagina;

se pensi che il referendum sia una presa per il culo, non leggere questa pagina;

se pensi, invece, che sia un dovere far valere un tuo diritto, leggi questa pagina e, attraverso un semplice gesto, diffondi questo messaggio: “Io voto”.

Caro amico di ANKARA…

… anziché tentare di fare uno scan delle porte aperte sul mio proxy sip, ascolta le barzellette del nostro premier e sorridi alla vita.
(io, ancora, non riesco a crederci. “Abbiamo pareggiato 4 a 0”, disse quello :D)

Caro amico di ANKARA…

… anziché tentare di fare uno scan delle porte aperte sul mio proxy sip, ascolta le barzellette del nostro premier e sorridi alla vita.
(io, ancora, non riesco a crederci. “Abbiamo pareggiato 4 a 0”, disse quello :D)

Avercene d’avvocati così

http://blog.mfisk.org/2011/06/ascesa-e-declino-di-un-uomo-qualunque.html
http://blog.mfisk.org/2011/06/ascesa-e-declino-di-un-uomo-qualunque.html
http://blog.mfisk.org/2011/06/ascesa-e-declino-di-un-uomo-qualunque.html

Grazie, Avvocato.

La lega perde Novara

(Cari pignoli, abbiate pazienza: per me poco ha di maiuscolo, la lega)

Vediamo un po’. SuperSilvio dice: “Abbiamo perso a Napoli, a Milano e in altre due città[…]”

I conti non tornano, ma andiamo pure avanti.

La lega ha perso Novara, la mia Novara.

Cari ex-concittadini, dite addio a dieci anni di buio e di ordinanze razziste.
In bocca al lupo al nuovo e giovane Sindaco.

A vendere le ciacce

Oggi abbiamo rischiato di finire proprio lì, al mercato, a vendere le ciacce.
È stata una giornata pazzesca, con azienda ed operatori in ginocchio, per via di un down elettrico particolarmente bastardo.
Ho lasciato da poco l’ufficio, insieme alle madonne tirate dai clienti.
Sono qui e penso.
Dovrei essere contento, mi dico.
Dovrei essere contento perché, alla fine, l’abbiamo sfangata (rotture d’apparati e madonne a parte).
E invece non sono contento e avrei solamente voglia di sparire.

Click.

A vendere le ciacce

Oggi abbiamo rischiato di finire proprio lì, al mercato, a vendere le ciacce.
È stata una giornata pazzesca, con azienda ed operatori in ginocchio, per via di un down elettrico particolarmente bastardo.
Ho lasciato da poco l’ufficio, insieme alle madonne tirate dai clienti.
Sono qui e penso.
Dovrei essere contento, mi dico.
Dovrei essere contento perché, alla fine, l’abbiamo sfangata (rotture d’apparati e madonne a parte).
E invece non sono contento e avrei solamente voglia di sparire.

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Un piccolo tuffo nel passato

Un piccolo tuffo nel passato