Scale

Lei mi ha spiegato, con qualche difficoltà (mea culpa), che quelle maggiori son le più semplici.
tono-tono-semitono-tono-tono-tono-semitono.

E’ una faccenda rigorosa, voglio dire, non puoi sbagliare.
E vanno così. Da secoli. Non cambiano. Le scale son quelle. Le note? Pure.

Però puoi comporre quello che ti pare. Dove ti pare. Con chi ti pare.
E allora, oggi, penso che la musica sia una bella illusione. La più dolce. Come la vita, del resto.
Quella stessa fottuta vita che ti vortica intorno, che ti ronza nelle orecchie, che ti dà i pugni proprio lì, all’altezza dello sfintere pilorico.

Siamo sempre noi e saranno sempre loro. Mai nulla cambierà. Eppure avrai, a tratti, l’illusione di vivere qualcosa di diverso, tra una nota e l’altra, di trovare un respiro migliore, tra un tono ed un semitono. Fra una pausa e l’altra.

Però sai anche che, ad un certo punto, qualsiasi strumentista smette di suonare e le note tornano ad essere quelle.
E le scale? Le scale pure.
tono-tono-semitono-tono-tono-tono-semitono.

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