Due appunti sul rientro

Dal tabaccaio:

Rug.: “Buongiorno!”
T.: “Ciao, dimmi!”
Rug.: “Marlboro morbide, grazie”
T.: “Sì, 4 euro e 90”
Rug.: “…”
T.: “Eh…”
Rug.: “No, volevo dire MINCHIA, ma non lo dico”

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Nei pressi della mia casella mail (da un mio fido collaboratore):

“Se i clienti chiamano per questo problema, sappiate che c’è questo problema.”

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Voglio tornare al mare.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi/bis

Dalla sezione “notizie riservate”, un piccolo estratto contenente genuine commistioni linguistiche:

[…]In un ottica di maggior “caring” e presidio “end-to-end” dall’iniziale progettazione fino alla consegna dei servizi[…]

Perché?!

A e B

Ti ricordi? Esiste un contratto!
Noi (A) paghiamo voi (B), affinché ci offriate un determinato servizio.
Il servizio è prepagato. Che cosa vuol dire? Molto semplice: prima ti pago, poi tu mi dai quello che voglio.
Se io ho già pagato e tu non ottemperi, io mi inferocisco.

Domanda: per quale motivo mi stai facendo innervosire, rispondendomi “ah, ma non so se è fattibile, ah, ma forse dovremmo, ah, ma insomma io…”?

Ti faccio presente che, prima di sottoscrivere il contratto, ovviamente, c’è stato un progetto ed uno studio di fattibilità. Tutte le possibilità sono state vagliate ed ogni obiettivo è stato considerato raggiungibile.
Vuoi procedere, o devo venire lì a romperti la testa?

Questa è la telefonata che, tra poco, partirà da quest’ufficio.
Ma forse, nel frattempo, il commerciale sarà riuscito a svolgere il suo lavoro con precisione e solerzia, e, usando toni meno aggressivi, avrà fatto capire a (B) che, effettivamente, ci ha scassato la minchia.

A e B

Ti ricordi? Esiste un contratto!
Noi (A) paghiamo voi (B), affinché ci offriate un determinato servizio.
Il servizio è prepagato. Che cosa vuol dire? Molto semplice: prima ti pago, poi tu mi dai quello che voglio.
Se io ho già pagato e tu non ottemperi, io mi inferocisco.

Domanda: per quale motivo mi stai facendo innervosire, rispondendomi “ah, ma non so se è fattibile, ah, ma forse dovremmo, ah, ma insomma io…”?

Ti faccio presente che, prima di sottoscrivere il contratto, ovviamente, c’è stato un progetto ed uno studio di fattibilità. Tutte le possibilità sono state vagliate ed ogni obiettivo è stato considerato raggiungibile.
Vuoi procedere, o devo venire lì a romperti la testa?

Questa è la telefonata che, tra poco, partirà da quest’ufficio.
Ma forse, nel frattempo, il commerciale sarà riuscito a svolgere il suo lavoro con precisione e solerzia, e, usando toni meno aggressivi, avrà fatto capire a (B) che, effettivamente, ci ha scassato la minchia.

L’acqua calda, a volte, dà noia.

L’altro giorno leggevo un articolo (di quelli fantasmagorici che si trovano sul “colonnino” di repubblica.it), che parlava della reperibilità dell’uomo al giorno d’oggi.

Il cellulare, dice, fa in modo che l’uomo moderno (insieme alla donna moderna, certamente) sia sempre raggiungibile e non lavori mai otto ore al giorno, ma molte di più.

Leggevo e pensavo “eh, grazie al cazzo” ed anche “avete scoperto l’acqua calda. Però! Appena inventate i rubinetti, fatemi un fischio.”

Così, dopo aver chiuso il drammatico colonnino, ho pensato .oO(Che fo’? Lo linko o non lo linko alla mia capa?).
Ma poi, in tutta onestà, ho pensato che non sarebbe servito a niente.
Perché non c’è cosa che possa servire, non c’è azione collaterale che possa colpire un bersaglio.
L’allusione, ormai, è cosa antica ed il suo sapore va scemando, perso, ormai, come il retrogusto di una grappa da pochi soldi.

Sono tornato ai miei bit, pensando che, la stessa sera, avrei dovuto cimentarmi nell’ennesimo intervento notturno.

Tutto questo per dire che il colonnino di repubblica.it mi ha scassato la minchia e per dire che, dopo essermi ricordato dell’intervento notturno, ho pensato intensamente all’estate.

All’estate passata ed a quella che verrà.
Ai tempi che cambiano e a brani di sceneggiature di film che, invece, non cambiano mai. Sicuramente non nei contenuti.

Pensate al primo uomo incravattato che sorseggia un caffè (caffè della sua prima colazione-light) e legge la prima pagina di un giornale.
Pensate a quell’uomo e seguitelo, mentre esce dalla porta di casa correndo, perché è in ritardo.
Guardatelo, poveraccio, mentre saluta con un bacio la moglie. Anch’ella trafelata.

Pensate, insomma, ad un Accorsi, in un qualsiasi cazzo di film riguardante una qualsiasi crisi post-adolescenziale.

Adesso Accorsi, di corsa, sarà sempre incravattato, starà sempre sorseggiando la sua tazza di caffè, magari guardando un ipad, mentre il telefono cellulare sta squillando. E starà uscendo di casa correndo. Sempre perché è in ritardo.

La moglie, nell’ultimo script, non c’è.
E la sostanza è questa: quelli del colonnino di repubblica.it e gli sceneggiatori dei film non hanno inventato o scoperto nulla. Semmai si sono accorti anche loro, troppo tardi, che le cose sono cambiate.
Parecchio cambiate.

300 milioni buttati via

Leggo con un certo interesse.
Rimango, tuttavia, allibito.
Passano i minuti e cerco di chiarirmi le idee.
Perché sono allibito?

Lavoro, pago le tasse, finanzio quei cazzoni che stanno a Montecitorio.
È normale che io sia contro la politica dello spreco.
Però sono allibito lo stesso.

Ci penso ancora un po’ e rileggo.
Rileggere, a volte, può aiutare.

Si fa questo per impedire di far raggiungere il quorum al referendum sul legittimo impedimento
Le proteste dei vari partiti dell’opposizione recitano così. O recitano in modo simile.

Ora: è presumibilmente vero che si buttino 300 milioni di euro, nel momento in cui vengono indette elezioni in periodi diversi.
Però mi chiedo:
1) perché sempre la solita menata su Berlusconi e compagnia bella?
2) In quanti giorni, e in altri modi, i nostri governanti riescono a fumarsi 300 milioni di euro?

Purtroppo la mia ignoranza in materia è abissale. Non so nemmeno in quale modo si possa prendere visione dei conti pubblici, ma credo che questa sia l’ennesima minchiata tirata fuori dal centro sinistra.

E sono sempre più convinto del fatto che la sinistra sia ormai all’ammazzacaffè.

L’eventuale mancato raggiungimento del quorum non sarà da imputare alla data (che cazzo vi ha fatto il povero 12 di giugno?); semmai sarà da imputare all’italiano che il 12 giugno si sentirà in diritto (e in dovere) di pensare alle proprie vacanze o, peggio, al fatto che “tanto è inutile andare a votare”.
E quelli (Maroni & Co.) ovviamente lo sanno. E ci marciano.
Avanti così.

Ma tutti a casa no, eh?

Qualcuno mi saving dagli anglicismi

Sono stanco ed insofferente, ma ci provo.

Chi conosce la Toscana (almeno un po’) sa bene che in Arezzo (e soprattutto in Val di Chiana), esiste un nutrito gruppo di persone che sono state letteralmente rubate (insieme alle braccia, naturalmente) all’agricoltura.
Fino a pochi anni fa, grossa parte di questo gruppo lavorava nel settore orafo.

I tempi sono cambiati anche ad Arezzo (per rimanere in città) e così il popolo aretino (magnati compresi) ha deciso di dedicarsi allo sviluppo (almeno in parte) del settore dei servizi.
(anche perché il settore orafo, ahiloro, se la passa maluccio)

Facciamo un passo indietro (vedi, Silvio? È facile!).
Diverso tempo fa, partecipai ad una serie di incontri dedicati alla selezione del personale. I miei irresponsabili decisero che avrei dovuto occuparmi della parte tecnica del colloquio: poveri candidati.
C’erano ingegneri, laureati in lettere, ingegnerini, piccoli laureati.
Non c’era ombra di dubbio: gli ingegneri, da un punto di vista tecnico, erano i più preparati.

Un giorno, però, un brutto giorno, durante un colloquio, accadde questo: “Bene. E dimmi, quali sono le tue esperienze?”
La candidata, poco prima, mi aveva detto di essersi laureata in ingegneria delle telecomunicazioni, con una tesi su… (ehm, la memoria vacilla) e di essere una esperta in radio-engineering e bla bla bla.
Insomma, la cosa avrebbe dovuto (secondo lei) farmi effetto.
Ma torniamo pure alle esperienze: “Bè, dunque, siccome non ho trovato nulla di meglio, ho lavorato come call center…”. TUM! Come call center. Come call center. Come call center. Ecco, io pensavo: “Come call center”.
Radio-engineering e salcazzing vs. Come call center.
Sì, mi fece effetto: “Ah! Sì, vede, anche io ho lavorato in un call center e non perché non avessi trovato di meglio. Comunque grazie, le farò sapere”.
Senza un sorriso.

Proseguiamo.

I miei irresponsabili, da alcuni mesi, si stanno dedicando solo ed esclusivamente allo sviluppo commerciale dell’azienda.
“Ah, Rug, adotteremo la soluzione tale, perché, in questo modo, avremo un saving pari ad x, senza fare mark up, risultando aggressive, mantenendo comunque un low profile per la retail…”

Bene. Li guardo e dico: “Scusate, ma anche voi, non avendo trovato di meglio e prima di entrare qui, avete lavorato come call center?”

Ovviamente mi hanno guardato inebetiti.
E alla fine ho detto: “Per favore, sono un teNNico, io, parlate come magnate. Dè”.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi

Sono stanco ed insofferente, ma ci provo.

Chi conosce la Toscana (almeno un po’) sa bene che in Arezzo (e soprattutto in Val di Chiana), esiste un nutrito gruppo di persone che sono state letteralmente rubate (insieme alle braccia, naturalmente) all’agricoltura.
Fino a pochi anni fa, grossa parte di questo gruppo lavorava nel settore orafo.

I tempi sono cambiati anche ad Arezzo (per rimanere in città) e così il popolo aretino (magnati compresi) ha deciso di dedicarsi allo sviluppo (almeno in parte) del settore dei servizi.
(anche perché il settore orafo, ahiloro, se la passa maluccio)

Facciamo un passo indietro (vedi, Silvio? È facile!).
Diverso tempo fa, partecipai ad una serie di incontri dedicati alla selezione del personale. I miei irresponsabili decisero che avrei dovuto occuparmi della parte tecnica del colloquio: poveri candidati.
C’erano ingegneri, laureati in lettere, ingegnerini, piccoli laureati.
Non c’era ombra di dubbio: gli ingegneri, da un punto di vista tecnico, erano i più preparati.

Un giorno, però, un brutto giorno, durante un colloquio, accadde questo: “Bene. E dimmi, quali sono le tue esperienze?”
La candidata, poco prima, mi aveva detto di essersi laureata in ingegneria delle telecomunicazioni, con una tesi su… (ehm, la memoria vacilla) e di essere una esperta in radio-engineering e bla bla bla.
Insomma, la cosa avrebbe dovuto (secondo lei) farmi effetto.
Ma torniamo pure alle esperienze: “Bè, dunque, siccome non ho trovato nulla di meglio, ho lavorato come call center…”. TUM! Come call center. Come call center. Come call center. Ecco, io pensavo: “Come call center”.
Radio-engineering e salcazzing vs. Come call center.
Sì, mi fece effetto: “Ah! Sì, vede, anche io ho lavorato in un call center e non perché non avessi trovato di meglio. Comunque grazie, le farò sapere”.
Senza un sorriso.

Proseguiamo.

I miei irresponsabili, da alcuni mesi, si stanno dedicando solo ed esclusivamente allo sviluppo commerciale dell’azienda.
“Ah, Rug, adotteremo la soluzione tale, perché, in questo modo, avremo un saving pari ad x, senza fare mark up, risultando aggressive, mantenendo comunque un low profile per la retail…”

Bene. Li guardo e dico: “Scusate, ma anche voi, non avendo trovato di meglio e prima di entrare qui, avete lavorato come call center?”

Ovviamente mi hanno guardato inebetiti.
E alla fine ho detto: “Per favore, sono un teNNico, io, parlate come magnate. Dè”.