Mi ricorderò…

… di scrivere di questi tre giorni.
Salute, naviganti.

Mi ricorderò…

… di scrivere di questi tre giorni.
Salute, naviganti.

L’acqua calda, a volte, dà noia.

L’altro giorno leggevo un articolo (di quelli fantasmagorici che si trovano sul “colonnino” di repubblica.it), che parlava della reperibilità dell’uomo al giorno d’oggi.

Il cellulare, dice, fa in modo che l’uomo moderno (insieme alla donna moderna, certamente) sia sempre raggiungibile e non lavori mai otto ore al giorno, ma molte di più.

Leggevo e pensavo “eh, grazie al cazzo” ed anche “avete scoperto l’acqua calda. Però! Appena inventate i rubinetti, fatemi un fischio.”

Così, dopo aver chiuso il drammatico colonnino, ho pensato .oO(Che fo’? Lo linko o non lo linko alla mia capa?).
Ma poi, in tutta onestà, ho pensato che non sarebbe servito a niente.
Perché non c’è cosa che possa servire, non c’è azione collaterale che possa colpire un bersaglio.
L’allusione, ormai, è cosa antica ed il suo sapore va scemando, perso, ormai, come il retrogusto di una grappa da pochi soldi.

Sono tornato ai miei bit, pensando che, la stessa sera, avrei dovuto cimentarmi nell’ennesimo intervento notturno.

Tutto questo per dire che il colonnino di repubblica.it mi ha scassato la minchia e per dire che, dopo essermi ricordato dell’intervento notturno, ho pensato intensamente all’estate.

All’estate passata ed a quella che verrà.
Ai tempi che cambiano e a brani di sceneggiature di film che, invece, non cambiano mai. Sicuramente non nei contenuti.

Pensate al primo uomo incravattato che sorseggia un caffè (caffè della sua prima colazione-light) e legge la prima pagina di un giornale.
Pensate a quell’uomo e seguitelo, mentre esce dalla porta di casa correndo, perché è in ritardo.
Guardatelo, poveraccio, mentre saluta con un bacio la moglie. Anch’ella trafelata.

Pensate, insomma, ad un Accorsi, in un qualsiasi cazzo di film riguardante una qualsiasi crisi post-adolescenziale.

Adesso Accorsi, di corsa, sarà sempre incravattato, starà sempre sorseggiando la sua tazza di caffè, magari guardando un ipad, mentre il telefono cellulare sta squillando. E starà uscendo di casa correndo. Sempre perché è in ritardo.

La moglie, nell’ultimo script, non c’è.
E la sostanza è questa: quelli del colonnino di repubblica.it e gli sceneggiatori dei film non hanno inventato o scoperto nulla. Semmai si sono accorti anche loro, troppo tardi, che le cose sono cambiate.
Parecchio cambiate.

Galaxie

Stavo pensando, più o meno seriamente, a tutta una serie di cose che riguardano il nostro paese.
Ci stavo pensando quando, ad un tratto, su Big R Radio arriva Galaxie dei Blind Melon.
Il sorriso è scattato in automatico. I Blind Melon mi ricordano molti viaggi. E poi, insomma, mi sembra sia capitata a fagiuolo.
A che cosa stavo pensando? :)

Is this the place that I want to be
Is it you who I want to see
Holdin’ on, hold it high, show me everything
And you’re leavin’ me, yeah you’re leavin’ me
you’re leaving me with a hated identity

Notizie musicali

Celine Dion è tornata in scena, dopo quattro anni di pausa.

Ecco, io spero che la Pausini segua l’esempio e si faccia due anni aggiuntivi di riposo :D

***

Dice che oggi si festeggia l’unità d’Italia. Mah.

No.

Venticinque anni fa, a casa di Roberto.
Alessandro (il fratello maggiore, più grande di noi di una decina d’anni) aveva iniziato a leggere un fumetto. Un fumetto edito da Bonelli.

Fu così che, di nascosto, presi tra le mani questo albo.
Lo lessi tutto d’un fiato.
Non immaginavo, nemmeno lontanamente, che Dylan Dog, fino ad oggi, avrebbe accompagnato la mia vita a suon di mostri, donne e battute.
Non immaginavo che, un giorno, avrei incontrato, tra gli altri, Brindisi, Ruju e la Barbato.
Non immaginavo che, un giorno, qualcuno mi avrebbe costretto a smettere di seguirlo, perché non immaginavo che sarebbe diventata un’ossessione.
Non immaginavo che, più tardi, il mio rapporto con quel fumetto sarebbe notevolmente mutato e che sarebbe rinata un’antica passione. Più sana, però.
Non immaginavo niente di tutto questo.

Oggi, invece, non riesco ad immaginare una cosa più brutta di questa.

Che peccato, Dailan.