300 milioni buttati via

Leggo con un certo interesse.
Rimango, tuttavia, allibito.
Passano i minuti e cerco di chiarirmi le idee.
Perché sono allibito?

Lavoro, pago le tasse, finanzio quei cazzoni che stanno a Montecitorio.
È normale che io sia contro la politica dello spreco.
Però sono allibito lo stesso.

Ci penso ancora un po’ e rileggo.
Rileggere, a volte, può aiutare.

Si fa questo per impedire di far raggiungere il quorum al referendum sul legittimo impedimento
Le proteste dei vari partiti dell’opposizione recitano così. O recitano in modo simile.

Ora: è presumibilmente vero che si buttino 300 milioni di euro, nel momento in cui vengono indette elezioni in periodi diversi.
Però mi chiedo:
1) perché sempre la solita menata su Berlusconi e compagnia bella?
2) In quanti giorni, e in altri modi, i nostri governanti riescono a fumarsi 300 milioni di euro?

Purtroppo la mia ignoranza in materia è abissale. Non so nemmeno in quale modo si possa prendere visione dei conti pubblici, ma credo che questa sia l’ennesima minchiata tirata fuori dal centro sinistra.

E sono sempre più convinto del fatto che la sinistra sia ormai all’ammazzacaffè.

L’eventuale mancato raggiungimento del quorum non sarà da imputare alla data (che cazzo vi ha fatto il povero 12 di giugno?); semmai sarà da imputare all’italiano che il 12 giugno si sentirà in diritto (e in dovere) di pensare alle proprie vacanze o, peggio, al fatto che “tanto è inutile andare a votare”.
E quelli (Maroni & Co.) ovviamente lo sanno. E ci marciano.
Avanti così.

Ma tutti a casa no, eh?

Beppe Grillo. Chi?

Se lo dice lui

Dedicato a “quelli che Grillo”…

Essere inculcati

Caro Presidente,

forse mai leggerà queste parole e di questo mi dispiaccio sinceramente.
So, tuttavia, che altri le leggeranno e che, magari, per via dei sei gradi di separazione, un giorno arriveranno ai suoi occhi.

Caro Presidente, credo di essere ciò che sono grazie ai miei genitori, prima di tutto, ma anche grazie agli ottimi insegnanti che hanno segnato, profondamente, il mio percorso scolastico.
Credo, veramente, di dover ringraziare chi mi ha fatto amare Dante, i numeri, il pensiero dei filosofi ed i miei amati autori latini.

Mi fanno notare, inter alia, che le sue parole sono offensive non solo nei confronti degli insegnanti, ma nei confronti degli stessi genitori: sembra che, comunque, qualcuno debba inculcare qualcosa.

Caro Presidente, sono un ragazzo che lavora duramente, che paga le tasse, che non conosce giorni di riposo, per il lavoro che svolge.
Sono un ragazzo stanco delle sue uscite basse e ritengo d’essere onesto, nel momento in cui le dico che rappresento, in primis, me stesso, senza appellarmi alla retorica del “e come me, tanti altri”.

Lei offende, perché pensa, forse, di poterlo fare liberamente. Forse pensa che il suo incarico derivi dalla voglia della “maggior parte degli italiani” (ed anche questo non è vero) di poter liberamente rubare, fottere, sfottere, comprare.

Non sono uno di loro e, se non lo sono, è anche grazie a chi, al mattino, faceva un tuffo nel passato, insieme a me ed ai miei compagni, per descriverci, ad esempio, il bieco servilismo e la codardia di Don Abbondio.

Ruggero.

P.s.
Forza, Professo’!

Essere tempestivi

Oggi ho messo a nanna uno dei domini di cui disponiamo e ho attivato diverse caselle di posta elettronica su un nuovo dominio.
Naturalmente, ho avvisato i clienti; ho scritto loro che i vecchi indirizzi non saranno più disponibili “a partire da oggi pomeriggio”.
Una cliente mi ha fatto notare “il largo anticipo”.

Rug: “Vedi, Roby, se ve l’avessi scritto una settimana fa, voi avreste continuato ad inviare richieste di supporto ai vecchi indirizzi, ad libitum. Così, invece, sarete costretti a gestire, in modo tempestivo, messaggi simili a (reason: 553 5.3.0 … pippo@x.it No Such User) e, di conseguenza, ad adattarvi immediatamente al cambiamento”.

Scrivo questo per tre motivi:
1) mi piace la parola “dominio”. Dominio, dominio, dominio e, se non fosse chiaro, dominio (mai quanto “transumanza”).
2) pippo è il mio utente preferito. Da sempre.
3) Non è vero che sono dispotico.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi

Sono stanco ed insofferente, ma ci provo.

Chi conosce la Toscana (almeno un po’) sa bene che in Arezzo (e soprattutto in Val di Chiana), esiste un nutrito gruppo di persone che sono state letteralmente rubate (insieme alle braccia, naturalmente) all’agricoltura.
Fino a pochi anni fa, grossa parte di questo gruppo lavorava nel settore orafo.

I tempi sono cambiati anche ad Arezzo (per rimanere in città) e così il popolo aretino (magnati compresi) ha deciso di dedicarsi allo sviluppo (almeno in parte) del settore dei servizi.
(anche perché il settore orafo, ahiloro, se la passa maluccio)

Facciamo un passo indietro (vedi, Silvio? È facile!).
Diverso tempo fa, partecipai ad una serie di incontri dedicati alla selezione del personale. I miei irresponsabili decisero che avrei dovuto occuparmi della parte tecnica del colloquio: poveri candidati.
C’erano ingegneri, laureati in lettere, ingegnerini, piccoli laureati.
Non c’era ombra di dubbio: gli ingegneri, da un punto di vista tecnico, erano i più preparati.

Un giorno, però, un brutto giorno, durante un colloquio, accadde questo: “Bene. E dimmi, quali sono le tue esperienze?”
La candidata, poco prima, mi aveva detto di essersi laureata in ingegneria delle telecomunicazioni, con una tesi su… (ehm, la memoria vacilla) e di essere una esperta in radio-engineering e bla bla bla.
Insomma, la cosa avrebbe dovuto (secondo lei) farmi effetto.
Ma torniamo pure alle esperienze: “Bè, dunque, siccome non ho trovato nulla di meglio, ho lavorato come call center…”. TUM! Come call center. Come call center. Come call center. Ecco, io pensavo: “Come call center”.
Radio-engineering e salcazzing vs. Come call center.
Sì, mi fece effetto: “Ah! Sì, vede, anche io ho lavorato in un call center e non perché non avessi trovato di meglio. Comunque grazie, le farò sapere”.
Senza un sorriso.

Proseguiamo.

I miei irresponsabili, da alcuni mesi, si stanno dedicando solo ed esclusivamente allo sviluppo commerciale dell’azienda.
“Ah, Rug, adotteremo la soluzione tale, perché, in questo modo, avremo un saving pari ad x, senza fare mark up, risultando aggressive, mantenendo comunque un low profile per la retail…”

Bene. Li guardo e dico: “Scusate, ma anche voi, non avendo trovato di meglio e prima di entrare qui, avete lavorato come call center?”

Ovviamente mi hanno guardato inebetiti.
E alla fine ho detto: “Per favore, sono un teNNico, io, parlate come magnate. Dè”.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi

Sono stanco ed insofferente, ma ci provo.

Chi conosce la Toscana (almeno un po’) sa bene che in Arezzo (e soprattutto in Val di Chiana), esiste un nutrito gruppo di persone che sono state letteralmente rubate (insieme alle braccia, naturalmente) all’agricoltura.
Fino a pochi anni fa, grossa parte di questo gruppo lavorava nel settore orafo.

I tempi sono cambiati anche ad Arezzo (per rimanere in città) e così il popolo aretino (magnati compresi) ha deciso di dedicarsi allo sviluppo (almeno in parte) del settore dei servizi.
(anche perché il settore orafo, ahiloro, se la passa maluccio)

Facciamo un passo indietro (vedi, Silvio? È facile!).
Diverso tempo fa, partecipai ad una serie di incontri dedicati alla selezione del personale. I miei irresponsabili decisero che avrei dovuto occuparmi della parte tecnica del colloquio: poveri candidati.
C’erano ingegneri, laureati in lettere, ingegnerini, piccoli laureati.
Non c’era ombra di dubbio: gli ingegneri, da un punto di vista tecnico, erano i più preparati.

Un giorno, però, un brutto giorno, durante un colloquio, accadde questo: “Bene. E dimmi, quali sono le tue esperienze?”
La candidata, poco prima, mi aveva detto di essersi laureata in ingegneria delle telecomunicazioni, con una tesi su… (ehm, la memoria vacilla) e di essere una esperta in radio-engineering e bla bla bla.
Insomma, la cosa avrebbe dovuto (secondo lei) farmi effetto.
Ma torniamo pure alle esperienze: “Bè, dunque, siccome non ho trovato nulla di meglio, ho lavorato come call center…”. TUM! Come call center. Come call center. Come call center. Ecco, io pensavo: “Come call center”.
Radio-engineering e salcazzing vs. Come call center.
Sì, mi fece effetto: “Ah! Sì, vede, anche io ho lavorato in un call center e non perché non avessi trovato di meglio. Comunque grazie, le farò sapere”.
Senza un sorriso.

Proseguiamo.

I miei irresponsabili, da alcuni mesi, si stanno dedicando solo ed esclusivamente allo sviluppo commerciale dell’azienda.
“Ah, Rug, adotteremo la soluzione tale, perché, in questo modo, avremo un saving pari ad x, senza fare mark up, risultando aggressive, mantenendo comunque un low profile per la retail…”

Bene. Li guardo e dico: “Scusate, ma anche voi, non avendo trovato di meglio e prima di entrare qui, avete lavorato come call center?”

Ovviamente mi hanno guardato inebetiti.
E alla fine ho detto: “Per favore, sono un teNNico, io, parlate come magnate. Dè”.

Gli anni

Sono stati gli anni delle Tamaro, dei Moccia e delle costruzioni di fenomeni musicali vari.
Sono stati gli anni dei grande fratello e delle “finzioni televisive” create ad hoc per inebetire.
Sono stati gli anni del “nel bene o nel male, purché se ne parli”.
Oggi il mondo parla del Cavaliere, pensa un po’.

Ci scambiamo opinioni, pensando che sia davvero finita un’era.
Sono stati gli anni de: “Ce lo meritiamo” “La sfanga pure ‘stavolta” “Fa bene, con tutti i soldi che ha”.
Sono stati gli anni in cui ho detestato queste persone, che nemmeno potevano intuire di che cosa potesse essere capace il potere.

Sono stati gli anni dell’attenzione prestata all’effetto e mai, cazzo, mai alla causa.

Questi sono gli anni che sono appena passati.
Anni che ho chiuso fuori dalla mia porta, dopo aver spento la tv, dopo aver abbandonato l’informazione, dopo aver pensato che, forse, sarebbe stato meglio crescere in un altro modo.

Già.

E poi, come se non bastasse, oggi leggo (per l’ennesima volta) che il venerabile non è contento del lavoro di Silvio.
Ahi, Silvio.
Ciao davvero, Silvio.

Inciso

Debita premessa:
non credo che un governo possa essere “mandato a casa” solo perché il suo Capo (semmai dovessero in qualche modo dimostrare che è vero) è accusato, inter alia, di favoreggiamento della prostituzione minorile.

Torniamo all’inciso:

1 breve frase di senso compiuto, grammaticalmente indipendente dal costrutto in cui è inserita

Ho letto e riletto questo post dello Scorfano e ho pensato ad una buona parte delle persone che frequento.

Tale parte crede che il PresConsMin faccia bene.
Sono miei coetanei, o ragazzi più giovani, che magari militano tra le file del pdl.
Loro non si pongono domande. Loro affermano, confermano e, per come la vedo io, si sbilanciano.
Questa è una cosa che mi preoccupa, se devo essere sincero.
Le giovani leve si pongono domande? Bene! I miei coetanei pensano solo “viva la figa”? Non tanto bene.

Ma torniamo pure all’inciso e proviamo, rispondendo alle cinque domande (quelle che hanno a che fare con la “W”), a riportare una notizia. Anzi: due.

Notizia numero uno:

Ieri, a casa del Presidente del Consiglio dei Ministri, una minorenne ha fatto sesso con Tizio per guadagnare un po’ di soldi.

Notizia numero due:

Ieri, a casa di Marco, una minorenne ha fatto sesso con Tizio per guadagnare un po’ di soldi.

La sostanza non cambia e nemmeno la forma, ma quell’inciso vale la galera per Marco e un bel cazzo di niente per Berlusconi.

Fine del discorso.
Ma se, come al solito, siete fighi e sapete tutto voi, fate pure quello che fa Silvio, ma poi mettetevi a pregare il vostro dio personale.
Solo allora capirete che gli incisi son tutt’altro che dettagli.

Inciso

Debita premessa:
non credo che un governo possa essere “mandato a casa” solo perché il suo Capo (semmai dovessero in qualche modo dimostrare che è vero) è accusato, inter alia, di favoreggiamento della prostituzione minorile.

Torniamo all’inciso:

1 breve frase di senso compiuto, grammaticalmente indipendente dal costrutto in cui è inserita

Ho letto e riletto questo post dello Scorfano e ho pensato ad una buona parte delle persone che frequento.

Tale parte crede che il PresConsMin faccia bene.
Sono miei coetanei, o ragazzi più giovani, che magari militano tra le file del pdl.
Loro non si pongono domande. Loro affermano, confermano e, per come la vedo io, si sbilanciano.
Questa è una cosa che mi preoccupa, se devo essere sincero.
Le giovani leve si pongono domande? Bene! I miei coetanei pensano solo “viva la figa”? Non tanto bene.

Ma torniamo pure all’inciso e proviamo, rispondendo alle cinque domande (quelle che hanno a che fare con la “W”), a riportare una notizia. Anzi: due.

Notizia numero uno:

Ieri, a casa del Presidente del Consiglio dei Ministri, una minorenne ha fatto sesso con Tizio per guadagnare un po’ di soldi.

Notizia numero due:

Ieri, a casa di Marco, una minorenne ha fatto sesso con Tizio per guadagnare un po’ di soldi.

La sostanza non cambia e nemmeno la forma, ma quell’inciso vale la galera per Marco e un bel cazzo di niente per Berlusconi.

Fine del discorso.
Ma se, come al solito, siete fighi e sapete tutto voi, fate pure quello che fa Silvio, ma poi mettetevi a pregare il vostro dio personale.
Solo allora capirete che gli incisi son tutt’altro che dettagli.