Qualcuno mi saving dagli anglicismi

Sono stanco ed insofferente, ma ci provo.

Chi conosce la Toscana (almeno un po’) sa bene che in Arezzo (e soprattutto in Val di Chiana), esiste un nutrito gruppo di persone che sono state letteralmente rubate (insieme alle braccia, naturalmente) all’agricoltura.
Fino a pochi anni fa, grossa parte di questo gruppo lavorava nel settore orafo.

I tempi sono cambiati anche ad Arezzo (per rimanere in città) e così il popolo aretino (magnati compresi) ha deciso di dedicarsi allo sviluppo (almeno in parte) del settore dei servizi.
(anche perché il settore orafo, ahiloro, se la passa maluccio)

Facciamo un passo indietro (vedi, Silvio? È facile!).
Diverso tempo fa, partecipai ad una serie di incontri dedicati alla selezione del personale. I miei irresponsabili decisero che avrei dovuto occuparmi della parte tecnica del colloquio: poveri candidati.
C’erano ingegneri, laureati in lettere, ingegnerini, piccoli laureati.
Non c’era ombra di dubbio: gli ingegneri, da un punto di vista tecnico, erano i più preparati.

Un giorno, però, un brutto giorno, durante un colloquio, accadde questo: “Bene. E dimmi, quali sono le tue esperienze?”
La candidata, poco prima, mi aveva detto di essersi laureata in ingegneria delle telecomunicazioni, con una tesi su… (ehm, la memoria vacilla) e di essere una esperta in radio-engineering e bla bla bla.
Insomma, la cosa avrebbe dovuto (secondo lei) farmi effetto.
Ma torniamo pure alle esperienze: “Bè, dunque, siccome non ho trovato nulla di meglio, ho lavorato come call center…”. TUM! Come call center. Come call center. Come call center. Ecco, io pensavo: “Come call center”.
Radio-engineering e salcazzing vs. Come call center.
Sì, mi fece effetto: “Ah! Sì, vede, anche io ho lavorato in un call center e non perché non avessi trovato di meglio. Comunque grazie, le farò sapere”.
Senza un sorriso.

Proseguiamo.

I miei irresponsabili, da alcuni mesi, si stanno dedicando solo ed esclusivamente allo sviluppo commerciale dell’azienda.
“Ah, Rug, adotteremo la soluzione tale, perché, in questo modo, avremo un saving pari ad x, senza fare mark up, risultando aggressive, mantenendo comunque un low profile per la retail…”

Bene. Li guardo e dico: “Scusate, ma anche voi, non avendo trovato di meglio e prima di entrare qui, avete lavorato come call center?”

Ovviamente mi hanno guardato inebetiti.
E alla fine ho detto: “Per favore, sono un teNNico, io, parlate come magnate. Dè”.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi

Sono stanco ed insofferente, ma ci provo.

Chi conosce la Toscana (almeno un po’) sa bene che in Arezzo (e soprattutto in Val di Chiana), esiste un nutrito gruppo di persone che sono state letteralmente rubate (insieme alle braccia, naturalmente) all’agricoltura.
Fino a pochi anni fa, grossa parte di questo gruppo lavorava nel settore orafo.

I tempi sono cambiati anche ad Arezzo (per rimanere in città) e così il popolo aretino (magnati compresi) ha deciso di dedicarsi allo sviluppo (almeno in parte) del settore dei servizi.
(anche perché il settore orafo, ahiloro, se la passa maluccio)

Facciamo un passo indietro (vedi, Silvio? È facile!).
Diverso tempo fa, partecipai ad una serie di incontri dedicati alla selezione del personale. I miei irresponsabili decisero che avrei dovuto occuparmi della parte tecnica del colloquio: poveri candidati.
C’erano ingegneri, laureati in lettere, ingegnerini, piccoli laureati.
Non c’era ombra di dubbio: gli ingegneri, da un punto di vista tecnico, erano i più preparati.

Un giorno, però, un brutto giorno, durante un colloquio, accadde questo: “Bene. E dimmi, quali sono le tue esperienze?”
La candidata, poco prima, mi aveva detto di essersi laureata in ingegneria delle telecomunicazioni, con una tesi su… (ehm, la memoria vacilla) e di essere una esperta in radio-engineering e bla bla bla.
Insomma, la cosa avrebbe dovuto (secondo lei) farmi effetto.
Ma torniamo pure alle esperienze: “Bè, dunque, siccome non ho trovato nulla di meglio, ho lavorato come call center…”. TUM! Come call center. Come call center. Come call center. Ecco, io pensavo: “Come call center”.
Radio-engineering e salcazzing vs. Come call center.
Sì, mi fece effetto: “Ah! Sì, vede, anche io ho lavorato in un call center e non perché non avessi trovato di meglio. Comunque grazie, le farò sapere”.
Senza un sorriso.

Proseguiamo.

I miei irresponsabili, da alcuni mesi, si stanno dedicando solo ed esclusivamente allo sviluppo commerciale dell’azienda.
“Ah, Rug, adotteremo la soluzione tale, perché, in questo modo, avremo un saving pari ad x, senza fare mark up, risultando aggressive, mantenendo comunque un low profile per la retail…”

Bene. Li guardo e dico: “Scusate, ma anche voi, non avendo trovato di meglio e prima di entrare qui, avete lavorato come call center?”

Ovviamente mi hanno guardato inebetiti.
E alla fine ho detto: “Per favore, sono un teNNico, io, parlate come magnate. Dè”.

Intercettazione legale

Si tratta di un servizio che l’operatore telefonico deve prestare, a seguito di una richiesta formale presentata dalle Autorità Giudiziarie competenti.

Domanda: perché detesto questa materia? Perché non sopporto che i mezzi di comunicazione parlino e straparlino delle intercettazioni?

La risposta è semplice: perché dietro ad una intercettazione, c’è una serie di rotture di cazzo che alcune persone non sono in grado nemmeno di intuire.

Il popolo italiota ride, si diverte, paga attori ed attrici per dare voce alle trascrizioni e pensa che le intercettazioni siano un bel giocattolo.

Uhm.

La settimana scorsa abbiamo ricevuto un paio di lamentele da un personaggio piuttosto conosciuto.
Ovviamente, da responsabile e potendomelo permettere, l’ho mandato in culo e ho detto ai ragazzi di gestire la faccenda in modo preciso e solerte.
Comunque sia, l’ho maledetto.

Ieri, l’Autorità ci ha inviato una richiesta per procedere con l’intercettazione di tutte le chiamate nazionali effettuate e ricevute dal soggetto conosciuto.

Sempre ieri, per un caso fortuito, la piattaforma si è rotta e il nomade ha passato tutto il giorno in ufficio (fino all’una e trentacinque circa (ante meridiem)) per risolvere il problema.

Ogni lavoro vive e soffre delle proprie criticità, ma assicuro alle genti che lavorare per un Operatore Notificato è una vera e propria rottura di coglioni.

A te che, forse, sei capitato qui per caso: non pensare che il telefono allunghi la vita. Non pensare che serva a qualcosa. Non pensare che le tue parole siano così importanti: per noi sono solo milioni di minuti/mese; eccezionalmente, non sono solo minuti. E ti assicuro che in una intercettazione c’è tutto, tranne una cosa: il divertimento.

Intercettazione legale

Si tratta di un servizio che l’operatore telefonico deve prestare, a seguito di una richiesta formale presentata dalle Autorità Giudiziarie competenti.

Domanda: perché detesto questa materia? Perché non sopporto che i mezzi di comunicazione parlino e straparlino delle intercettazioni?

La risposta è semplice: perché dietro ad una intercettazione, c’è una serie di rotture di cazzo che alcune persone non sono in grado nemmeno di intuire.

Il popolo italiota ride, si diverte, paga attori ed attrici per dare voce alle trascrizioni e pensa che le intercettazioni siano un bel giocattolo.

Uhm.

La settimana scorsa abbiamo ricevuto un paio di lamentele da un personaggio piuttosto conosciuto.
Ovviamente, da responsabile e potendomelo permettere, l’ho mandato in culo e ho detto ai ragazzi di gestire la faccenda in modo preciso e solerte.
Comunque sia, l’ho maledetto.

Ieri, l’Autorità ci ha inviato una richiesta per procedere con l’intercettazione di tutte le chiamate nazionali effettuate e ricevute dal soggetto conosciuto.

Sempre ieri, per un caso fortuito, la piattaforma si è rotta e il nomade ha passato tutto il giorno in ufficio (fino all’una e trentacinque circa (ante meridiem)) per risolvere il problema.

Ogni lavoro vive e soffre delle proprie criticità, ma assicuro alle genti che lavorare per un Operatore Notificato è una vera e propria rottura di coglioni.

A te che, forse, sei capitato qui per caso: non pensare che il telefono allunghi la vita. Non pensare che serva a qualcosa. Non pensare che le tue parole siano così importanti: per noi sono solo milioni di minuti/mese; eccezionalmente, non sono solo minuti. E ti assicuro che in una intercettazione c’è tutto, tranne una cosa: il divertimento.

Testimoniare a tutti i costi

Ieri sera ripensavo a quanto mi abbia fatto male la visione del film “Ultimo tango a Parigi”.
Cose lontane, comunque.

Ci ripensavo perché Maria Schneider è passata a miglior vita.
E dunque pensavo a lei e pensavo ai fatti miei.
Scritto ciò.

Non spenderò mezza parola sulla sua figura, per motivi ovvi: non ne so un cazzo e non mi va di approfondire: sto bene così.

E però voglio lasciare un paio di collegamenti.
Della serie: c’è modo e modo.

Massantamadonna e questo mi piace di più

“Non è cosa, ma è come
è una questione di stile”

E poi, caro Uòlter, finisci sempre con l’indisporre l’avvocato. Eccheccazzo.

Testimoniare a tutti i costi

Ieri sera ripensavo a quanto mi abbia fatto male la visione del film “Ultimo tango a Parigi”.
Cose lontane, comunque.

Ci ripensavo perché Maria Schneider è passata a miglior vita.
E dunque pensavo a lei e pensavo ai fatti miei.
Scritto ciò.

Non spenderò mezza parola sulla sua figura, per motivi ovvi: non ne so un cazzo e non mi va di approfondire: sto bene così.

E però voglio lasciare un paio di collegamenti.
Della serie: c’è modo e modo.

Massantamadonna e questo mi piace di più

“Non è cosa, ma è come
è una questione di stile”

E poi, caro Uòlter, finisci sempre con l’indisporre l’avvocato. Eccheccazzo.

فارغ كالطبل

È l’ammasso di parole che circolano in questi giorni.
È una postura difficile da correggere.
È il senso di nausea.
È assenza di chiarezza.

**

Un giorno, un giovane ragazzo lasciò famiglia e casa.
Porto con sé solo un tamburo.
Macinò chilometri, alla ricerca di un posto.
Un posto nel quale vivere “secondo natura” (che vuol dire tutto e non vuol dire un cazzo di niente).
Con sé aveva sempre e solo un tamburo.

Trovò un posto e si mise a contemplare la natura.
Si mise ad ascoltare tutti i suoni della natura e gli parve che questo potesse essere bene.
Mancava qualcosa, tuttavia.
Legò il tamburo ad un albero.
Si mise a sedere e continuò ad aspettare e a contemplare.
D’un tratto s’alzò un forte vento ed il tamburo iniziò a suonare.

Gli parve, così, che ci fosse qualcuno che, in mezzo alla natura, potesse ancora suggerirgli qualcosa; dirgli qualcosa.
Si alzò, guardò il tamburo, lo scaraventò per terra e lo calpestò con tutta la forza che aveva.

**

L’intelligenza sta
nel cercare con estrema cura
possibili compagni d’avventura

Stralci

Mi divertono e mi aiutano a pensare. Gli stralci, intendo.
E allora, in tutto questo casino, mi(vi) dico: bastano pochi stralci di questa canzone, per capire un paio di cose.

Il blog resterà inattivo per qualche tempo (mi spiace, soprattutto, per i frequentatori assidui -due- e per quelli che ci inciampano, cercando il modo di risolvere i propri casini con il dannato codice inps).

Un caro saluto.