Incontri fortuiti ed epifanie

Gliè che a me e un m’era venuto mi’a il sospetto.
Maremma ‘mpestata.

Un uomo buono non è un buon uomo

E’ arrivato il magico codice pin dell’i.n.p.s. gnorsì.

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si fugge tuttavia

28 anni fumati bene. 15 settembre. Buon compleanno, Nomade
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Prete, prepara la chiesa per il funerale…

… ricordati, però, che l’assemblea non è costituita esclusivamente da bigotti bisognosi dell’aspersione; di quel goccio d’acqua santa che rende immacolate le coscienze.

Ma soprattutto: prova a dirlo vis-a-vis, che questo è un momento gioioso.
Prova a dirlo ad un figlio.
E’ facile parlare dal pulpito. Estremamente facile.

Ascoltaci, o Signore.

“Tu sei con me, Signore. Non temo alcun male”.

“Perché nessuno ci vuole bene quanto Dio, nemmeno la mamma e il papà”.

Ed è stato quello il momento preciso in cui ho sentito ardere qualcosa nel mio corpo. Credo fosse la bile.

“In fondo, tutto ciò che facciamo qui è precario. Ci prepariamo alla gioia. La vera gioia che c’è dopo la morte. Dobbiamo essere felici, invece, perché alla fine ci ritroveremo TUTTI nella casa del Padre”.

E ci staremo TUTTI, già. Perché a voi hanno condonato anche l’anima. E magari giocheremo a briscola chiamata.

Ti chiedo una cosa: quando un giorno non ci sarai più, chi mi straccerà schiacciando sul tavolo l’asso di spade?
Dimmelo, pa’, ti prego. Adesso posso ascoltarti. Dimmelo ora, perché quel giorno sarò troppo impegnato ad essere felice per la tua morte.

Rientro

… ed io che volevo fosse andante un poco adagio

Scale

Lei mi ha spiegato, con qualche difficoltà (mea culpa), che quelle maggiori son le più semplici.
tono-tono-semitono-tono-tono-tono-semitono.

E’ una faccenda rigorosa, voglio dire, non puoi sbagliare.
E vanno così. Da secoli. Non cambiano. Le scale son quelle. Le note? Pure.

Però puoi comporre quello che ti pare. Dove ti pare. Con chi ti pare.
E allora, oggi, penso che la musica sia una bella illusione. La più dolce. Come la vita, del resto.
Quella stessa fottuta vita che ti vortica intorno, che ti ronza nelle orecchie, che ti dà i pugni proprio lì, all’altezza dello sfintere pilorico.

Siamo sempre noi e saranno sempre loro. Mai nulla cambierà. Eppure avrai, a tratti, l’illusione di vivere qualcosa di diverso, tra una nota e l’altra, di trovare un respiro migliore, tra un tono ed un semitono. Fra una pausa e l’altra.

Però sai anche che, ad un certo punto, qualsiasi strumentista smette di suonare e le note tornano ad essere quelle.
E le scale? Le scale pure.
tono-tono-semitono-tono-tono-tono-semitono.