Due appunti sul rientro

Dal tabaccaio:

Rug.: “Buongiorno!”
T.: “Ciao, dimmi!”
Rug.: “Marlboro morbide, grazie”
T.: “Sì, 4 euro e 90”
Rug.: “…”
T.: “Eh…”
Rug.: “No, volevo dire MINCHIA, ma non lo dico”

******************************************************************************

Nei pressi della mia casella mail (da un mio fido collaboratore):

“Se i clienti chiamano per questo problema, sappiate che c’è questo problema.”

******************************************************************************

Voglio tornare al mare.

Vacillando tra le illusioni

Tra una chiacchiera e l’altra,
tra Borges, Rucker, Manganelli ed Enoch,
mi ritrovo a pensare alle difficoltà
ed alla malinconia.

Così, per gentile concessione dell’amico immaginario,
o di Issa Kobayashi, mi regalo un pensiero che,
dall’illusione, non è poi così lontano.

Tsuyu no yo wa
tsuyu no yo nagara
sarinagara

Mondo di rugiada
È proprio un mondo di rugiada
Eppure, eppure…

Vacillando tra le illusioni

Tra una chiacchiera e l’altra,
tra Borges, Rucker, Manganelli ed Enoch,
mi ritrovo a pensare alle difficoltà
ed alla malinconia.

Così, per gentile concessione dell’amico immaginario,
o di Issa Kobayashi, mi regalo un pensiero che,
dall’illusione, non è poi così lontano.

Tsuyu no yo wa
tsuyu no yo nagara
sarinagara

Mondo di rugiada
È proprio un mondo di rugiada
Eppure, eppure…

Interlinea

Nessuno mi ha mai insegnato ad usare l’interlinea.

Forse il buon senso può dare alcuni suggerimenti, ma non so davvero.

Quando scrivo su questo coso, l’interlinea è bianca.

Pubblico, ed è sempre bianca.

Visualizzo e, come per magia, l’interlinea diventa nera.

È come se sparisse, a ben vedere.

Allora penso che l’interlinea sia un momento di opportuno silenzio.

L’interlinea è l’istante esatto durante il quale pensare.

È l’immagine della solitudine, dopo una moltitudine di lettere scritte da dita frenetiche.

È lo spazio che viene annullato dalla rivelazione.

È l’intimità, tra i pensieri trascritti.

Prima è bianca e poi diventa nera.

Un secondo prima di pubblicare esiste e mi racconta di me.

Alla fine scompare e dà solo fastidio.

Fate largo!

Siete stati mai a Padova? Avrete sicuramente notato che ci sono molte piste ciclabili.
La loro architettura lascia un po’ a desiderare, però ci sono ed i ciclisti le usano. Quando non ci trovano auto comodamente parcheggiate, si intende.

Poco fa, di ritorno con la mia adorabile meraviglia (Marta, non la bicicletta), incrociamo il passo stanco di due piccoli indiani.
Occupano la pista, mentre portano, a mano, le proprie bici.

Suono con delicatezza il campanello, loro si scansano, io passo e dico “Grazie!”, con un sorriso. E loro? Indovinate un po’? Loro dicono “Prego!”.

Proseguiamo e penso ad una cosa: se fossimo tutti un po’ più cortesi, probabilmente gli uomini di altri paesi, che giungono qui, vivrebbero meglio e, foss’anche nella miseria, vivrebbero più sereni.
Noi stessi saremmo più sereni e meno, come dire, sospettosi.
Sì, sospettosi.

Sia chiaro: non elargisco mai sorrisi, e dico MAI, se non sono sinceri.
Ciao, neh.

Qualcuno mi saving dagli anglicismi/bis

Dalla sezione “notizie riservate”, un piccolo estratto contenente genuine commistioni linguistiche:

[…]In un ottica di maggior “caring” e presidio “end-to-end” dall’iniziale progettazione fino alla consegna dei servizi[…]

Perché?!